Canelli - Gli Scarampi signori di Canelli
La famiglia degli Scarampi è una delle più antiche del patriziato astese.
Esercitò un’intensa attività creditizia della quale si avvalsero i conti sabaudi dal 1297 al 1381 ; ricevette, inoltre, privilegi commerciali dai Re di Francia e di Navarra che considerarono gli Scarampi “burgenses” e non “stranieri”. Rimasero tuttavia legati alla proprietà fondiaria e furono destinatari di investiture di feudi, da parte sia del Comune o dei Signori di Asti, sia del Marchese del Monferrato, sia dei Savoia. Dal 1329 feudatari di Vinchio, Montaldo e Mombercelli, più tardi furono investiti di Cortemilia, Canale, Olmo, Roccaverano, Bubbio, San Giorgio, Monastero, Cairo, Proney, fregiandosi anche del titolo di marchesi.
Nel 1462 agli Scarampi è assegnato in feudo dal Duca Carlo d’Orléans, discendente dei Visconti-Orléans, Signore di Asti, “Villa et locum et posse Canellarum Patriae Astensis” (città, territorio e possedimenti di Canelli d’Asti).
Vivo, forte ed interessante sarà il legame culturale del Duca, alta espressione della poesia rinascimentale francese, e della corte orléanese, con esponenti femminili degli Scarampi.
La nobile famiglia eccelleva, dunque, non solo sul piano commerciale, ma anche per sensibilità culturale. Fin dal XIII secolo, inoltre, fu molto attiva nella vita politica: Guglielmo fu Podestà di Genova nel 1264, Filippo fu sostenitore acceso del ghibellinismo in Asti all’inizio del Trecento, Francesca Maria, contessa di Canelli, sarà tesoriera e successivamente (1610) governatrice di Asti, agendo con diplomazia e determinazione in coerenza con il motto araldico della famiglia: “ Modus et ordo” (capacità e ordine).
Il Comune di Canelli rievoca l’omaggio di benvenuto ai nuovi feudatari preceduti nel corteo dalle chiavi della Città e dalla bolla di dedizione e seguiti dal popolo che offre i prodotti del proprio lavoro, con doviziosi omaggi.
Secondo il rituale, i doni simbolici agli Scarampi seguono, nella presentazione offertoriale, un ordine propiziatorio: il pane ed il sale dell’ospitalità, le pregiate uve delle colline, il bianco vino apprezzato alla corte di Francia, cesti di prodotti dell’orto, tessuti e ricami con le insegne. Il tutto come augurio di buon governo e di prosperità per il popolo.